Rompere il guscio. Nascita e rinascita psicologica tra compiti evolutivi, identità e pandemia - Dott.ssa Concetta Pedron


Nasciamo diverse volte.

Oltre alla venuta al mondo biologica, conosciamo una prima nascita psicologica, a partire dal 5° mese di vita e fino alla fine del 2° anno di età, nel processo di separazione-individuazione che ci vede uscire dalla fase simbiotica di dipendenza totale dalla madre, per investire gradualmente nel mondo esterno, fino a percepirci come un Sé differenziato (Mahler, 1978).

Una seconda nascita avviene in adolescenza, fase di cambiamenti fisici e psicologici, con la maturazione e la scoperta della sessualità, la nuova separazione-individuazione dal proprio essere bambino, lo sviluppo del pensiero critico, formale, astratto, grazie al quale ci si costituisce come “esseri pensanti” (Pellizzari, 2010).

La terza nascita corrisponde a quella del giovane adulto, tra i 20 e i 35 anni, come il momento in cui si “mette al mondo se stessi”, con la propria identità e il proprio unico, personale modo di intendere l’essere adulto, costruendolo giorno dopo giorno nelle situazioni concrete poste dal contesto di appartenenza (Lancini, Madeddu, 2014).

Una donna “nasce madre” nelle sue rappresentazioni del proprio bambino durante la gravidanza, nasce  fisicamente madre quando partorisce un figlio e ancora una volta nasce e costruisce il proprio senso di essere madre solo attraverso le paure e le fatiche che sperimenta all’interno della relazione col proprio bambino nei primi mesi di vita (Stern, 1999) e un uomo farà altrettanto nel nascere padre.

Possiamo immaginare tante nascite e rinascite in seguito a eventi luttuosi, separazioni di coppia, passaggi ed eventi di vita che ci mettono di fronte alla necessità di un adattamento ad una nuova condizione, con l’inevitabile conseguenza di una riorganizzazione della propria percezione e immagine di sé.

Molti dei compiti evolutivi, specifici e funzionali al raggiungimento della fase successiva, hanno subito uno spostamento in questo periodo di pandemia.

Molti bambini hanno visto una regressione o una mancata separazione, un ritardo nell’acquisizione delle autonomie, non andando all’asilo e rinunciando a molti mesi di scuola.

Molti adolescenti si sono trovati alle prese con la mancanza di un’identificazione sana nel gruppo dei pari, con la difficoltà a sviluppare un pensiero critico, appiattiti e incastrati nella dicotomia del rispetto o della inosservanza delle regole imposte.

Molti giovani adulti hanno rimesso le mani nelle loro scelte, formative, lavorative, sentimentali, familiari, lasciando o cambiando percorsi universitari intrapresi, trovandosi senza lavoro a dover ricominciare daccapo, alienati nello smartworking o bloccati in una scelta mai compiuta, non sapendo cosa fare e nemmeno cosa desiderare, dove dirigersi, senza smarrirsi tra il senso di incertezza interiore e quella proveniente dalla situazione esterna.

“Mi sento perso in una dimensione in cui non c’è nient’altro, nemmeno io”, mi ha detto un giovane adulto in seduta.

Ci aspettiamo di dover attraversare una nuova rinascita psicologica in seguito alla tanto desiderata uscita dal guscio delle nostre case, che ci abbia fatti sentire al sicuro o imprigionati.

Studi recenti hanno riscontrato che in seguito ad eventi traumatici come i terremoti, il trauma collettivo, che si sovrappone a quello individuale, richiede una memoria collettiva che possa ricostruire un sistema di significati, messo in crisi dal trauma stesso, e che consenta a gruppi e singoli di ridefinire la propria identità.

[Riv. Psichiatr., 2019; 54(6)].

Significati condivisi, quali il senso di sicurezza o di pericolo, di salute e malattia, di libertà, di benessere, di relazione, valori che attraverseranno una ridefinizione, accompagnati da una nuova immagine di noi stessi saranno il risultato di una buona capacità di resilienza e di nuove strategie che avremo acquisito per far fronte a questa particolare situazione di vita.

Questa ricostruzione di significati, che passa per la memoria, per il racconto e quindi ancora una volta per la parola, permetterà anche la trasmissione da una generazione all’altra di modelli protettivi di fronte a situazioni potenzialmente traumatiche.

Non ci resta, dunque, che ricordare, comunicare e risignificare, per poter rinascere.

      Concetta Pedron

Bibliografia

Lancini M., Madeddu F. (2014), Giovane adulto. La terza nascita. Raffaello Cortina, Milano.

Mahler M., Pine F., Bergman A., (1978), La nascita psicologica del bambino – Simbiosi e individuazione- Bollati Boringhieri, Torino.

Pellizzari G. (2010), La seconda nascita. Fenomenologia dell’adolescenza. Franco Angeli, Milano.

Rossi A., Stratta P., Rivista di Psichiatria (2019), vol. 54 (6): 225-228, 10 anni dopo il terremoto dell’Aquila: dal trauma individuale a quello collettivo. Memorie e memotecnologie. www.rivistadipsichiatria.it

Stern D.N. , Bruschweiler-Stern N. (1999), Nascita di una madre. Come l’esperienza della maternità cambia una donna. Arnoldo Mondadori, Milano.

 

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