DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO: LIMITI E RISORSE DELLA DAD - Dott.ssa Concetta Pedron




Ad un anno e mezzo dall'inizio della pandemia e dalla prima rudimentale sperimentazione della DAD (Didattica a Distanza), è possibile delineare un quadro di osservazioni sulla qualità dell'andamento didattico e sul benessere psicologico degli studenti, per chiederci quali siano i limiti e quali le risorse di questo nuovo modo di fare scuola.


Se per molti ha significato smarrimento, facile distraibilità, scarsa partecipazione, passività, noia e privazione del contatto con il docente e con i compagni, per altri, opportunamente stimolati ad usare le risorse tecnologiche in maniera attiva e creativa, ha rappresentato un'opportunità per integrare davvero il metodo di studio più classico e convenzionale con nuovi modi di apprendere.


Nell'approccio con i bambini/ragazzi con Disturbi Specifici dell'Apprendimento, sicuramente, attenersi ai Piani Didattici Personalizzati e favorire l'uso di strategie compensative a distanza non è facile, tuttavia per alcuni studenti, parliamo di ragazzi frequentanti la scuola media o il liceo, dunque con DSA prevalentemente già diagnosticati, poter partecipare attivamente a lezioni organizzate con diapositive e mappe concettuali ad uso di tutta la classe e spesso realizzate insieme agli studenti stessi in forma di laboratori, lezioni capovolte, ricerche e approfondimenti multimediali, ha significato un considerevole passo verso un'inclusività non più meramente concepita come necessità di dare allo studente DSA strumenti per "compensare le proprie difficoltà" e poter stare al passo con gli altri, ma come un ripensare la didattica e l'approccio con l'intero gruppo classe affinché la specificità e unicità di ogni singolo studente possa essere valorizzata come un punto di forza.


Di contro, un'attenzione particolare va rivolta a quei ragazzi che, in associazione con le difficoltà cognitive, hanno sviluppato un senso di demotivazione e un vissuto ansioso depressivo di fronte alla nuova modalità didattica carente della dimensione relazionale e affettiva, tanto da incorrere in una partecipazione sempre più scarsa, che si traduce in dispersione scolastica.

È importante da parte del docente accogliere il vissuto di ogni studente, farlo sentire guidato e supportato anche a distanza, con incontri individuali o in piccoli gruppi nei quali dare spazio alle criticità e alle iniziative del singolo e soprattutto al dialogo e all'ascolto empatico.


Per quanto riguarda i più piccoli alunni della scuola primaria, i fattori da considerare sono molteplici: molti di loro hanno vissuto la prima elementare in lockdown e frequentato la seconda in maniera saltuaria, considerando le quarantene ricorrenti tanto degli insegnanti quanto dei singoli bambini o della classe per intero.

In questo contesto è facile che molti di loro mostrino un ritardo nell'acquisizione della lettoscrittura, di pari passo con una regressione nelle autonomie dovuta alla maggiore quantità di tempo trascorso a casa.

Spesso in questi casi si riscontrano ansia da separazione, vissuti depressivi, paure, esplosioni di rabbia e facile frustrazione di fronte all'enorme difficoltà di ritrovarsi alle prese con una scolarizzazione, una didattica e un' esperienza di socializzazione estremamente frammentate e disorientanti.


Pertanto è frequente che si riscontrino campanelli di allarme di sospetti DSA associati a disagio psicologico ed emotivo che vanno tuttavia esplorati a fondo, specialmente a cavallo tra la seconda e la terza elementare, età cruciale per l'individuazione di tali difficoltà scolastiche, per effettuare una accurata diagnosi differenziale e capire se si tratta effettivamente di un disturbo di natura cognitiva o se tale costellazione sia il frutto di una didattica non regolare e non adeguata, oltre che di un contesto socialmente ed emotivamente stressante a cui sono esposti.


Infine il disagio degli insegnanti stessi nell'affrontare una situazione nuova dovendo adattare o talvolta abbandonare le consuete strategie e ripensarne di nuove senza una guida o una formazione adeguata, e lo smarrimento dei genitori che si ritrovano a dover capire e contestualizzare le difficoltà di un figlio senza poter essere accolti dalla scuola, neanche loro, in presenza, sono tutti aspetti che contribuiscono ad esacerbare le tensioni nei rapporti scuola-famiglia che non giovano all'alunno con difficoltà di apprendimento, che avrebbe bisogno di una rete reciprocamente supportiva e collaborante.


Insomma, alle soglie di questo nuovo anno scolastico bisogna andarci cauti.

Imparare dall'esperienza è fondamentale per porre le basi per una crescita e un affinamento delle misure da adottare per favorire il più possibile un clima di benessere scolastico e allo stesso tempo saper distinguere correttamente la natura delle difficoltà emergenti, legate a molteplici variabili sovrapposte che entrano in causa in questo difficile momento storico.


Dott.ssa Concetta Pedron

Psicologa Psicoterapeuta

Via Luigi Perna 51, Roma

Tel 3456804368

concetta.pedron@gmail.com



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