Supportare gli insegnanti nella scuola primaria



Maestre e maestri vengono spesso criticati, demonizzati, accusati, ma non si capisce che la posizione che occupano nella scuola oggi è estremamente difficile.

Ci si aspetta da loro che siano un po' insegnanti, un po' genitori, un po' psicologi, un po' amici, che siano autorevoli, che sappiano trasmettere il sapere, il saper fare, il saper essere ma senza sapere bene cosa loro possono fare ed essere.

Innanzitutto ho capito che hanno un gran bisogno di essere ascoltati. Buona parte del lavoro di psicologa a scuola, ancor prima che in classe o nello Sportello, si gioca nei corridoi o durante la ricreazione in cortile, quando è sempre un buon momento in cui si viene fermati per raccontare di corsa e in maniera urgente un episodio, accompagnato da mille domande, ansie e frustrazioni che vanno contenute ed elaborate.

Parliamo qui in maniera specifica di insegnanti di scuola primaria, anche se tutto ciò che viene descritto spesso vale anche per i livelli successivi.

Il miglior modo di supportare un insegnante è, come in tutti i casi, aiutarlo ad aiutarsi. 

Riconoscergli le sue risorse e renderlo sufficientemente autonomo nell'intervenire in momenti di difficoltà, quando un alunno provoca, disturba, si arrabbia, aggredisce un compagno, quando si rifiuta di lavorare, quando non capisce o sembra non voglia capire ciò che gli si dice, si oppone, ride di qualcun altro o ha una crisi di pianto perché si sente deriso. Ma senza necessariamente dover essere perfetto e onnisciente.

Semplicemente fornirgli una lente nuova attraverso cui guardare i suoi bambini.

Insegnargli a leggerne i comportamenti. Perché sta facendo questo? Cosa mi sta dicendo? Cosa è accaduto un attimo prima che agisse in quel modo? Molto spesso si scopre facilmente che reazioni apparentemente inspiegabili hanno una spiegazione identificabile nel qui e ora.

Ricordargli di tenere sempre a mente che quel bambino ha una storia. Porta in classe un po' di quello che accade a casa, un po' di quello che sono i suoi genitori e costruire un buon dialogo e un rapporto di fiducia con le famiglie è importante. Spesso molta della fatica che un insegnante fa a gestire i bambini in classe deriva da una difficoltà a gestire i genitori, perdendosi anche tante informazioni utili alla conoscenza del bambino e alla comprensione dei suoi comportamenti. Quando il rapporto tra maestra e genitori è sereno, spesso anche il bambino in classe è più sereno.

Aiutarlo a spostare l'attenzione dalle cose negative a quelle positive. Molti insegnanti spendono tanto tempo a dire ai loro alunni cosa non devono fare, non accorgendosi che così danno loro molta attenzione, ma in maniera negativa. Quel bambino sa che la maestra lo guarderà e si occuperà di lui quando sta facendo qualcosa che non va e questa può essere una trappola per entrambi. La maestra si esaspera perché più glie lo dice, più lui non smette di farlo, e l'alunno ottiene sì l'attenzione, ma non quello che in realtà sta veramente cercando: il riconoscimento. Allora ignorare il più possibile le provocazioni e sottolineare invece i comportamenti positivi, evidenziare ciò che gli viene particolarmente bene, invece che ciò che gli viene male, può far sì che quel bambino inverta la sua rotta: la maestra ora si accorge con piacere di ciò che faccio, mi stima e valorizza il meglio di me.

Insegnargli ad aiutare i bambini a riconoscere le proprie emozioni. Chiamiamola alfabetizzazione emotiva o in altri modi, ma i bambini hanno bisogno di percepire e imparare a parlare di quello che provano, poiché spesso le emozioni non distinte e non elaborate vengono agite attraverso comportamenti disfunzionali. Lavorare con le storie, far immedesimare i bambini in un personaggio, chiedendogli "come si è sentito secondo te quando è successo questo?" e "a te è mai capitato di sentirti così?", li aiuta a sviluppare una percezione di sé, delle proprie emozioni e di quelle dell'altro, a capire cause ed effetti nelle interazioni con gli altri e ad autoregolarsi nei comportamenti.

Aiutarlo a distinguere le proprie emozioni da quelle del bambino. Un insegnante può intervenire in maniera autorevole senza arrabbiarsi. Se si arrabbia, forse quel bambino sta suscitando qualcosa in lui ed è importante che si chieda cosa.

Insegnargli ad accettare l'errore e a valorizzare l'unicità, nei suoi alunni tanto quanto in sé stesso. Ogni bambino è diverso, non tutti sanno fare tutto, non sempre riescono, tutti sbagliano, ma ognuno avrà quella risorsa che è proprio la sua, quella qualità e quel qualcosa che sa fare particolarmente bene, esattamente come accade per gli insegnanti stessi, poiché non tutti hanno lo stesso metodo e lo stesso carattere. Riconoscere la propria unicità e la propria fallibilità li fa sentire umani, così potranno più facilmente rapportarsi con altri esseri umani altrettanto unici.


Dott.ssa Concetta Pedron
Psicologa Psicoterapeuta
Via Luigi Perna 51, Roma
Tel. 3456804368
Mail: concetta.pedron@gmail.com

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